Pubblicati i dati del 2016 sulle dimissioni di lavoratrici madri e lavoratori padri
Si è tenuto in data 28 giugno 2017, a Roma, presso il Ministero del Lavoro un incontro, per la presentazione della Relazione annuale sulle convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri – anno 2016.
Nel corso dell’incontro sono stati esposti i risultati del monitoraggio annuale delle convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri (conformemente a quanto previsto dall’ art. 55 del D.lgs. n. 151/2001) rivolto ad illustrare una serie di informazioni significative, relative alle dimensioni delle aziende in relazione al settore produttivo di appartenenza, alla fascia di età prevalente interessata dal fenomeno, all’anzianità di servizio ed al numero di figli delle lavoratrici/dei lavoratori coinvolti. Motivazioni delle dimissioni, al fine di accertarne la spontaneità, considerato che la volontà della lavoratrice/del lavoratore potrebbe essere stata condizionata dal contesto socio-economico del momento o da indebite pressioni e/o comportamenti illeciti del datore di lavoro.
Il primo dato che risulta dalla relazione, integrata con numerose tabelle prospettiche è quello del numero complessivo di dimissioni e risoluzioni consensuali convalidate a livello nazionale, pari a 37.738, con un incremento del 12% rispetto al 2015 (in cui le convalide erano 31.249).
Come nell’anno precedente le convalide sono riferite prevalentemente alle dimissioni, pari a 33.791 (anch’esse in aumento rispetto al dato del 2015, in cui sono state 30.303), mentre le risoluzioni consensuali (1.212) continuano a rappresentare soltanto il 3% del totale, pur registrando un aumento nel numero complessivo rispetto alle 946 del 2015.
Dimissioni lavoratrici madri 2016
Anche nel 2016 le dimissioni e le risoluzioni consensuali riguardanti le lavoratrici madri rappresentano la quota più alta (27.443 casi, rispetto ai. 25.620 nell’anno 2015), con una percentuale pari al 78%, che segna una lieve diminuzione rispetto all’anno precedente (quando la percentuale era pari a circa l’82%). Resta più limitato il dato delle convalide riferite ai lavoratori padri (in totale 7.560), anche se si è registrato un significativo aumento di casi (pari al +34%) rispetto ai 5.629 casi rilevati nel 2015.
La maggior parte dei casi (32.650, pari a oltre il 93% delle dimissioni/risoluzioni convalidate, rappresentano situazioni di lavoratori e lavoratrici che rivestono le qualifiche di impiegato (n. 15.541) e operaio (17.109), ed interessano le fasce d’età comprese tra i 26 e i 35 anni (19.679) e tra i 36 e i 45 anni (11.394); tali dati, letti congiuntamente a quelli relativi alla ridotta anzianità di servizio, confermano il fenomeno dell’ingresso posticipato nel mondo del lavoro in Italia.
Relativamente all’analisi che tiene in considerazione il numero di figli dei soggetti dimissionari si conferma l’andamento dell’anno precedente che indica che la maggior parte dei soggetti interessati dalle convalide hanno un solo figlio oppure sono in attesa del primo figlio (18.070 + 3.071 = 21.141,) circa il 60% del totale, a cui si aggiunge la significativa percentuale dei genitori con due figli. (10.915, pari al 29% circa).
Relativamente all’analisi delle motivazioni più comuni delle dimissioni, la più diffusa, (10.586 casi oltre il 30% del totale), ha riguardato l’ipotesi del “passaggio ad altra azienda” che presenta una distribuzione sostanzialmente bilanciata tra le lavoratrici madri (5.096) e i lavoratori padri (5.490). A livello di distribuzione regionale, le cessazioni connesse a tale motivazione sono state riscontrate soprattutto al Nord ed al Centro, mentre sono risultate poco significative al Sud.
In generale i dati concernenti il numero dei figli e le motivazioni del recesso attestano la persistenza di una maggiore difficoltà di conciliazione tra vita familiare e lavorativa.
In particolare risultano degne di nota le motivazioni riconducibili alla difficoltà di conciliare il lavoro e le esigenze di cura dei figli, pari complessivamente a n. 13.854 (con un aumento di oltre il 44% rispetto a quelle rilevate nel 2015), riferite prevalentemente alle lavoratrici.
Le cause più diffuse sono l’assenza di parenti di supporto, il mancato accoglimento al nido e l’elevata incidenza dei costi di assistenza del neonato. Significativo risulta anche il dato legato a difficoltà di conciliare la vita di casa con il lavoro, relativo alle motivazioni riguardanti la mancata concessione del part time/orario flessibile, l’organizzazione e le condizioni di lavoro particolarmente gravose o difficilmente conciliabili con esigenze di cura della prole, la distanza dal luogo di lavoro e quindi la difficoltà legata ai tempi di percorrenza ed il cambio di sede di lavoro o semplicemente della mansione lavorativa.
Info: Ispettorato dati convalide dimissioni e risoluzioni consensuali